Il Catch & Release, per la pesca a mosca e non solo, è il punto di arrivo a cui avvicinarsi nel più breve tempo possibile. E’ la meta a cui dovremo arrivare con il nostro modo di agire non perchè qualcuno l’ha detto, ma perchè è stato accertato che è l’unica forma di pesca sportiva meno invasiva e che rispetta maggiormente l’ambito fluviale e le specie animali in esso viventi, quindi poco a poco dovremo cercare di metabolizzare il tutto. E’ inutile e da masochisti portare a casa il cestino colmo di trote per poi regalarle o metterle nel congelatore come riserva di cibo per una probabile carestia alimentare. Sono convinto però, che non è il cappottare qualche pesce durante l’anno per cibarsene che ci porterà alla rovina anche perchè la natura provvederà di conseguenza a reintegrare quello che si è prelevato come ha sempre fatto nei millenni passati. E’ la voglia di onnipotenza e l’invidia verso gli altri che rovina tutto. La dimostrazione di questo sta nel fatto che vedendo il nostro amico prendere una bella trota già nel nostro animo vorremo prenderla più¹ grossa o magari prenderne due o tre. Poi altre affermazioni del tipo : ‘ho pagato e quindi è un mio diritto’, come se tutto il resto, tipo l’ambiante in generale, il servizio che qualcuno fornisce, ecc.. , non contasse niente. Oppure il ritenersi appagati e contenti cestinando cinque trote per non lasciarle prendere da qualcun altro, perchè ‘son mie le ho già pagate’ o perchè ‘le ultime uscite ho cappottato e adesso recupero’. Quindi affermazioni di chi proviene da gare, da pesca a pagamento o turistica come viene chiamata ultimamente, legate cioè al binomio: pagamento = servizio. Da qui una considerazione importante che penso influisca molto nella mentalità del pescatore è che le varie associazioni pescasportive, senza puntare il dito contro nessuno, hanno involontariamente inculcato questo modo di fare. La maggioranza di queste fa delle gare a carattere locale, regionale, nazionale. Chi si avvicina alla pesca per la prima volta, iscritto molto spesso dal genitore già pescatore quindi ancora in età giovanile, viene indirizzato alla cattura fine a se stessa, chi più insacchetta più è considerato e stimato dal gruppo, per cui è logico che chi inizia apprende come prima cosa che è giusto annoccare il pesce, meglio ancora se in quantità. Questo modo di agire poi lo porta anche fuori dal campo gara, credendo di essere nel giusto. A tutto questo si aggiunge quello che la nostra civiltà moderna ha messo in campo cioè gli inquinamenti, le carenze e continui prelievi d’acqua dagli alvei dei fiumi e sopratutto dei torrenti per far centraline, la cementificazione delle sponde come se fosse la miglior cosa contro le esondazioni ecc… Concludendo si deve cominciare a pensare che ognuno di noi deve fare del proprio meglio per mantenere e migliorare lo stato delle cose. Non c’è lo Stato, l’Amministrazione Pubblica o il Concessionario di quel tratto di fiume che deve fare la tua parte o che deve sopperire a tutto quello che succede. Loro proveranno a far bene il loro lavoro noi proviamo, giorno per giorno, a far bene il nostro per cui cerchiamo di avvicinaci sempre più al Catch & Release se vogliamo avere più pesce, cerchiamo di rispettarlo che vuol dire anche annoccarlo subito se si vuole tenere e non lasciarlo morire lentamente. Non lasciamo rifiuti e teniamo pulite le sponde dei nostri fiumi per mantenere l’ambiente come ci è stato donato e tanto altro ancora. Tutto questo pensare che ci sia dovuto ‘tutto e subito’ non ci porterà da nessuna parte e come diceva R.P. in un articolo su una rivista del 1991 parlando di C&R ” …… di praticare il Catch & Release, perchè se è vero che abbiamo dei diritti e dobbiamo farli valere, non dimentichiamo che prima esistono i doveri.”
r.t.